Oltre la soglia. Messaggi, consigli e aiuti dall'Aldilà by Evi Spedicato

Oltre la soglia. Messaggi, consigli e aiuti dall'Aldilà by Evi Spedicato

autore:Evi Spedicato [Spedicato, Evi]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788804648222
Google: AnEAogEACAAJ
Amazon: 8804648228
editore: Mondadori
pubblicato: 2016-12-14T23:00:00+00:00


Unioni difficili

La prima che voglio riportare è quella di un giovane uomo “schiavo” di una passione amorosa per un altro giovane uomo. La scelta del termine è intenzionale e assolutamente calzante.

Aggiungo che in questa vicenda le implicazioni di carattere psicologico sono particolarmente rilevanti.

Tra loro c’era stata una relazione poi conclusa per volontà dell’altro che si sentiva soffocare, chiuso in un rapporto troppo esclusivo che la gelosia ossessiva rendeva insostenibile.

Lui soffriva tantissimo e cercava con ogni mezzo di recuperare il legame, aggrappandosi a tutti gli appigli che comuni interessi di lavoro gli fornivano e approfittando di ogni occasione di incontro, benché l’altro chiaramente gli dimostrasse la propria indifferenza.

A nulla valevano le esortazioni a recuperare il rispetto di sé e la dignità che l’altro non mancava di mortificare e calpestare per rendere definitivo il distacco.

Prometteva a sé e a Enrico di voler accettare quell’abbandono ma poi, ogniqualvolta le circostanze li mettevano di fronte, tornava a umiliarsi e a piatire “almeno” il dono di un ultimo incontro.

Benché consapevole della propria debolezza, era incapace di trattenersi. L’uomo è sensibile e intelligente e vive la propria omosessualità con garbo e senza ostentazione: lo si può definire un uomo schivo, oserei dire timido, ma di fronte a questa débâcle amorosa, tanto disarmato e vulnerabile quanto ossessivo e pervicace.

Conosce la personalità dell’altro ed è conscio della sua superficialità, quasi della sua anaffettività unita a un’intelligenza della quale è in grado di riconoscere i limiti, eppure... eppure quella che Enrico definisce “una malia” (più che un amore) continuava a dominarlo.

Ci sono voluti mesi di lavoro perché si convincesse della negatività – oltre che dell’inutilità – del proprio sentimento e di quanto questo influisse in modo nefasto su di lui, sul suo lavoro, sul suo relazionarsi con gli altri; insomma, perché accettasse la fine della storia.

È iniziato, quindi, quel distacco emotivo che prelude alla guarigione.

A questo punto del percorso, inaspettatamente – e in risposta alle solite domande autolesioniste sul perché continuasse a replicare il modello amoroso del perdente – Enrico ha introdotto un argomento nuovo.

Non più lui/l’altro, bensì lui/sua madre (scomparsa da tempo) della quale mai aveva chiesto alcunché.

La sua sorpresa credo sia stata pari alla mia.

È emerso il racconto dei loro rapporti pregressi, causa prima della realtà attuale dell’uomo, ai quali lui non aveva mai collegato le proprie sconfitte sentimentali.

“La madre” ha esordito Enrico “non aveva assolutamente istinto materno. Il generare un figlio è stato per lei una sorta di incidente del quale avrebbe fatto volentieri a meno. E devo dire – anche se mi duole dirlo – che non lo ha mai davvero amato, l’ha accettato e poi sopportato, ma dentro di sé lo ha sempre considerato un peso, un’incombenza per alcuni versi fastidiosa, anche se di questo, intimamente, si è dispiaciuta, ma incapace, comunque, di ovviare e di guardare a lui in modo differente.

“Quanto a lui, ragazzo sensibile e ombroso e molto bisognoso di affettività e di affettuosità e anche della fisicità di un rapporto, ha introiettato il modello di una donna fredda, di una donna



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